Investire negli studi conviene

Il futuro dei propri figli è sempre un buon investimento: i dati dimostrano che la laurea migliora le chance di lavoro e un’esperienza all’estero è fondamentale. Ma dove andare? E quanto costa? Ecco qualche consiglio.

I dati parlano chiaro: secondo un rapporto dell’Ocse, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, il rapporto tra l’occupabilità dei laureati nella classe di età 25-34 anni e il resto dei loro coetanei è pari a 1,07. La laurea, quindi, conviene. Meglio ancora se ottenuta con un percorso di studi all’estero in cui si impara una nuova lingua e si fanno nuove esperienze perché, in fondo, i nostri figli saranno ancora più di noi “cittadini del mondo”. Ma dove andare, quindi? E quanto investire nella formazione dei propri figli?

Qualità Svizzera

Chi si accontenta di un “viaggetto” può prendere in considerazione gli atenei svizzeri: nella classifica delle migliori università al mondo (www.topuniversities.com) troviamo al settimo posto l’Eth di Zurigo (Istituto di tecnologia), al ventiduesimo l’Epfl di Losanna (Politecnico) e al settantesimo l’università di Zurigo. Restando in Europa, nelle prime posizioni troviamo numerosi atenei del Regno Unito: Oxford e Cambridge (al quinto e sesto posto), l’Imperial College e l’University College di Londra, l’Università di Edimburgo e quella di Manchester.

Il sogno americano

Inutile però nascondersi, il sogno di molti, oggi come ieri, è l’America: Mit, Stanford, Harvard, California institute of technology (Caltech), l’Università di Chicago e Princeton, solo per fare alcuni nomi. Se guardiamo alle opportunità occupazionali offerte, la classifica QS Graduate Employability Rankings 2018 pubblicata da QS Quacquarelli Symonds, società di consulenza specializzata nella formazione universitaria e manageriale, vede ai primi posti Stanford, University of California (UCLA) e Harvard seguite dall’università di Sydney, dal Mit e dall’università di Cambridge, nel Regno Unito. Al decimo posto l’università cinese di Tsinghua.

Ma quanto costa studiare all’estero? Facciamo l’esempio proprio del Mit, il Massachussets Institute of Technology. Un anno accademico può costare l’equivalente di circa 58mila euro, di cui 43mila euro di tasse, 13mila di vitto e alloggio e 2mila di libri e spese personali. Troppo? Non è detto: agli studenti meno abbienti, infatti, sono riservati aiuti finanziari e borse di studio.

Le università più costose

Eppure non è il Mit l’università più cara del mondo. Classifiche alla mano, secondo quanto riportato dal sito di informazione economica Business Insider, il primato spetta al Bard College, uno dei migliori conservatori degli Stati Uniti: la laurea quinquennale in musica costa 253mila dollari (più o meno 215mila euro, e parliamo solo dei costi d’iscrizione). Più “economica” la facoltà di medicina della Columbia University con 230mila dollari (195mila euro). Ancora meglio l’Harvey Mudd College a Claremont, in California, che per quattro anni di corso in scienze, matematica e ingegneria richiede in media 209mila dollari (177mila euro).

Ma vale la pena o no studiare in queste università? Guardando ai numeri, sembrerebbe di sì: sempre secondo Business Insider, un laureato all’Harvey Mudd College guadagna uno stipendio medio di 78.200 dollari (66mila euro) a inizio carriera e di 133mila (113mila euro) a metà carriera.

Insomma, l’investimento è ripagato.

Occhio ai test d’ingresso

Ciò detto – e qui veniamo al secondo ostacolo – entrare in atenei così prestigiosi non è certo facile. È infatti fondamentale conoscere perfettamente l’inglese, avere una solida preparazione scolastica, prontezza e nervi d’acciaio: i test SAT – acronimo di Scholastic Aptitude Test e Scholastic Assessment Test, la prova attitudinale generalmente richiesta per l’ammissione ai college degli Stati Uniti che comprende lettura critica, matematica e scrittura – sono complessi e vanno completati in un tempo limitato, generalmente entro le quattro ore.

Passaggio a oriente

Fermiamoci un attimo, però. Perché volgere lo sguardo esclusivamente a ovest? Non esistono solo gli Stati Uniti. Anche in Asia ci sono atenei prestigiosi, che piano piano stanno scalando le classifiche. Per esempio, c’è l’università di Tokyo, all’undicesimo posto al mondo nella classifica stilata dalla rivista Times Higher Education: attenzione, però, perché per studiare negli atenei del Sol Levante è necessario conoscere il giapponese, richiesto nei test di ingresso. Qualora fossero superati, ci si può informare per una borsa di studio: l’ambasciata del Giappone in Italia ne mette a disposizione alcune riservate esclusivamente a studenti del nostro Paese.

Ma se si parla di Oriente, non possiamo dimenticarci della Cina: tra i migliori atenei del Paese del Dragone c’è la Peking University di Pechino (39esima nella classifica stilata da Times Higher Education) o, ancora, l’università di Hong Kong, con corsi in inglese sicuramente più accessibili per uno studente italiano. I costi? Partono da 4-8mila euro annui per i corsi di primo livello per arrivare ai 20mila per le specializzazioni.

Uno sguardo all’India

Ma chi avesse una buona conoscenza dell’inglese può guardare con interesse anche all’India, che vanta alcuni atenei prestigiosi come l’IIM-Indian Institute of Management e l’IIT-Indian Institute of Technology, che hanno sedi in tutto il Paese e costano più o meno 4-5mila euro all’anno. Proprio all’istituto di tecnologia, nella sede di Kharagpur, nell’India orientale, si è laureato l’attuale amministratore delegato di Google, Sundar Pichai, specializzatosi successivamente negli Usa, prima a Stanford poi alla Wharton School della University of Pennsylvania (163mila euro per un master executive di due anni). Nel suo caso l’investimento ha funzionato, visto che l’attuale stipendio del manager si aggira intorno ai 100 milioni di dollari l’anno, più o meno 85 milioni di euro. Ma non è andata male nemmeno ai suoi compagni di corso: sempre secondo quanto riportato da Business Insider, lo stipendio medio di un neolaureato alla Wharton School si aggira intorno ai 108mila dollari.

Morale della favola: investire nel futuro dei propri figli scegliendo un’università prestigiosa costa. Ma quasi sempre dà i suoi frutti.